Art. 3 della Costituzione italiana “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“. L’articolo porta la firma di Teresa Mattei: partigiana, politica e pedagogista italiana.
Art. 51 della Costituzione italiana: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Di lotte, dalla scrittura della nostra Costituzione, ce ne sono state tante e di questo impegno sicuramente ringraziamo ma siamo sicuri di essere arrivati, oggi, alla parità?
- Gender pay gap
“In Italia il pay gap legato al genere è del 5,5% tra laureati e dell’8% tra non laureati. Di fatti, a parità di titolo di studio e di esperienza sono le donne a percepire, fin dall’inizio della carriera, stipendi minori.” (1)
Certo, in parte questo divario è dettato dal fatto che il 73% dei lavoratori a tempo parziale sono donne (Istat 2019) ma ci siamo mai chiesti il perché?
Vi è un sostanziale sbilanciamento tra lavoro e vita privata e questo pesa di più sulle donne, tendenza non solo italiana ma anche europea. Pensiamo a chi in famiglia, si occupa di un familiare che sia un bambino o un adulto non autosufficiente (2).
- Soffitto di cristallo
Tali disparità frenano le carriere delle donne e anche in questo caso i numeri parlano chiaro: “Oggi – in Italia – solo il 32% dei dirigenti in Italia è donna (…) le amministratrici delegate sono solo il 6,3% del totale. Nelle università, ad esempio, la percentuale di donne si assottiglia ad ogni step di carriera: sono il 47% tra i ricercatori a tempo indeterminato, scendono al 38% fra i professori associati e sono il 23% degli ordinari“(1). E no, il problema non è l’istruzione: le donne sono più laureate degli uomini (3).
A livello politico la situazione non cambia, basta vedere com’è composto il governo attuale.
- Violenza sulle donne
Il nostro Paese è tra i più sicuri al mondo per rischio di omicidio. Dagli anni Novanta ad oggi c’è stata una netta diminuzione e questo calo continua ancora dopo gli anni 2000 (da 609 omicidi nel 2008 a 315 omicidi nel 2019). Questo calo chi coinvolge principalmente? Gli omicidi a danno degli uomini. E per le donne? Questi hanno un andamento per lo più lineare nel tempo e questo vuol dire che non si sta facendo abbastanza. Tra l’altro le donne sono per lo più uccise in ambito famigliare: nell’84% dei casi.
E i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg: non dimentichiamo i casi di violenza fisica e sessuale, il fenomeno della violenza psicologica ed economica e ancora la condivisione di materiale senza consenso e la violenza secondaria. Dietro ci sono tante storie e percorsi di uomini e donne impantanati in stereotipi di genere, punti di vista patriarcali, violenza, soprusi e visioni distorte della mascolinità (4).
Emergenza covid-19 e genere
Questa già difficile situazione è stata drasticamente peggiorata dall’emergenza che tutt* stiamo vivendo.
- La crisi del mercato del lavoro
la pandemia ha distrutto più posti di lavoro femminili che maschili e di fatti si parla di “she-cession“. Un dato? Nel solo mese di dicembre 2020 in Italia su 101 mila disoccupati 99 mila sono donne (5).
- La violenza
Basta analizzare i numeri di marzo e giugno per capire che il lockdown è stato devastante per le donne: rispetto al 2019, negli stessi mesi, c’è stato un incremento del 119% delle chiamate fatte al numero antiviolenza 1522.
Di fronte a una tale situazione la parità di genere è decisamente una lotta ancora in corso che tutt* dovremmo fare nostra: difendere i diritti delle donne, difendere la parità di genere vuol dire difendere i diritti di tutt*.
Il perchè? Per rispondere ricordiamo una nostra diretta fatta il 25 novembre 2020 a Mario De Maglie vicepresidente, psicologo e psicoterapeuta del CAM (Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti) secondo cui “la libertà di una donna garantisce anche la libertà di un uomo” perché un uomo che usa violenza, un uomo ingabbiato in determinati stereotipi ha delle conseguenze sia sulle donne che su se stesso.
Insomma, essere “donne vere” e “uomini veri” secondo i preconcetti della società odierna è una forma di vedere e di pensare che non rispecchia la realtà e che anzi, crea dei danni sia per la donna che per l’uomo, appunto.
Concludendo, di fronte a questa realtà la disparità di genere ci danneggia tutt* e tutt* dovremmo essere unit* per superarla. Noi GEV ci crediamo e in questa giornata vogliamo difendere tutt* insieme la nostra Costituzione e ricordare come stanno le cose.
La lotta non è finita, è qui ed ora e ci coinvolge tutt*.
Scritto da Erica Soana, membro dell’essecutivo nazionale GEV
(3) https://www.avvenire.it/attualita/pagine/istat-aumenta-istruzione-femminile-ma-svantaggi-sul-lavori
(4) https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno
(5) https://www.repubblica.it/economia/2021/02/01/news/istat-285381015/
Link alle due dirette FB dei GEV:
- Diretta con Mario De Maglie psicologo e psicoterapeuta del Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti (CAM) https://fb.watch/468HYqrzRp/
- Diretta con Federica Giromella operatrice in un centro anti violenza, psicologa, sessuologa e consulente di coppia https://fb.watch/468EEX43l-/