L’acqua “radioattiva” di Fukushima

L’acqua "radioattiva" di Fukushima

Da anni ormai l’acqua “radioattiva” di Fukushima fa parlare di sé. Sulla questione l’opinione pubblica si è pressoché divisa in due fazioni opposte: chi crede che lo sversamento dell’acqua, deciso unilateralmente dalle autorità giapponesi, avvelenerà irrimediabilmente l’Oceano Pacifico; chi invece crede che non avrà più effetti dello sversamento di una bottiglia d’acqua.

La nostra duplice posizione

Noi GEV crediamo che sia opportuno attenerci strettamente ai dati scientifici disponibili, ma anche analizzare la questione da un punto di vista geopolitico.

Da una parte, dobbiamo considerare che il trizio radioattivo presente nelle cisterne (sotto forma di acqua triziata) è impossibile da rimuovere chimicamente. L’evaporazione non rappresenta una valida soluzione in quanto la differenza tra le tensioni di vapore dell’acqua triziata e dell’acqua tal quale è molto piccola. Evaporerebbe anche l’acqua triziata, finendo comunque nel ciclo dell’acqua del pianeta.

Anche la soluzione di continuare a stoccare l’acqua “radioattiva” di Fukushima finché non si trovino nuove tecniche per eliminare il trizio appare limitata. Dal momento che un eventuale evento sismico che dovesse avvenire nel sito di stoccaggio, potrebbe causare danni molto maggiori rispetto alla virtuale “diluizione infinita”, cioè dello scaricamento in mare aperto, effettuato dopo un ulteriore diluizione e in un lasso di tempo molto ampio. Da un punto di vista chimico, si può dire che l’evento in sé sia esente da danni legati alla radioattività. Sembra proprio che sia l’unica soluzione praticabile.

Tuttavia, le maggiori preoccupazioni sorgono da un punto di vista geopolitico. La decisione del Giappone è stata unilaterale. Ciò appare paradossale dal momento che l’Oceano Pacifico è “acque internazionali”. L’AIEA è pronta a sostenere il Giappone per lo smaltimento dell’acqua di Fukushima. Mentre l’ONU ha approvato la decisione del Giappone in un secondo momento, ma possiamo comprendere le preoccupazioni dei paesi limitrofi e dell’intero pianeta.

Cosa Chiediamo

Crediamo che su una questione così straordinaria e così importante la prudenza non sia mai troppa. Le acque di Fukushima dovrebbero essere analizzate nuovamente anche da terzi prima di cominciare lo sversamento (ed eventualmente rimuovere definitivamente radionuclidi diversi dal trizio che siano presenti in concentrazioni oltre i limiti di legge).

In ogni caso non possiamo permettere che tale sversamento diventi un “precedente”Dovrà rimanere una soluzione isolata ad un problema straordinario e non possiamo permettere che passi la cultura del menefreghismo riguardo alle acque comuni.

Transizione ecologica vuol dire..

A questo proposito ci teniamo anche a ribadire che per realizzare una vera transizione ecologica è prioritario perseguire anche una transizione energetica che rispetti i principi dell’economia circolare. Rivolgendosi a forme di energia il più possibile rinnovabili e decentralizzate, il cui approvvigionamento non depauperi le risorse naturali, con un livello di sicurezza il più alto possibile (anche in considerazione dell’aumento della probabilità di eventi atmosferici estremi correlato alla crisi climatica), che lascino meno residui e rifiuti possibili.

 

Scritto dal Gruppo di Lavoro Ambiente Clima, Biodiversità e Tutela del Territorio 🌱