Meloni e il governo di “alto profilo”

Sabato mattina al Quirinale, Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il primo dato interessante del nuovo governo è la sua composizione: 19 uomini e 7 donne. Età media 60 anni. Il secondo è che ben più della metà dei ministri provengono dal nord (per la precisione il 58%), a seguire il 19% dal centro, 15% sud e 8% isole. Seppur consapevoli del fatto che prima di giudicare il loro operato bisognerà aspettare, non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni a caldo. Giudizi specifici sul ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica non verranno dati vista la totale assenza di consapevolezza che questa coalizione ha nei confronti della crisi climatica. Andiamo per ordine cercando di evidenziare le criticità di alcuni specifici ministeri.
Partiamo da uno di quelli definiti chiave, ovvero quello della Difesa. A guidarlo sarà Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia e braccio destro di Giorgia Meloni. Crosetto è stato fino a l’altro ieri presidente dell’AIAD, la federazione collegata a Confindustria che accoglie nel proprio ambito la quasi totalità delle imprese nazionali coinvolte nel comparto aerospaziale navale e terrestre. Crosetto è una figura totalmente inadeguata a ricoprire tale incarico. Infatti, in passato ha criticato più volte la legge 185 del 1990 che disciplina il controllo dello stato sull’import ed export di armi. Per lui bisognerebbe intervenire “Trasformando le decisioni tecniche in decisioni politiche […] spostando la logica dal singolo contratto o dal singolo momento a una valutazione che guardi ai rapporti tra nazioni a dieci o vent’anni”. Questa dichiarazione risale al 21 luglio del 2021 come commento alla decisione presa dal parlamento italiano nel dicembre del 2020 che impegnava il governo Conte II a “mantenere la sospensione della concessione di nuove licenze per bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati a colpire la popolazione civile, e della loro componentistica” verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Per Crosetto questa decisione era errata perché a suo avviso “Gli Stati che si sono trovate bloccate le esportazioni non si sono limitati a considerare il blocco come circoscritto all’export militare, ma lo hanno ritenuto una chiusura da parte del Paese nei loro confronti”. Quindi l’importante è mantenere durature e stabili relazioni con le nazioni a cui vendiamo le armi, poi se quelle nazioni utilizzano bombe e missili sui civili (come nel caso dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi in Yemen) chissenefrega. Ma non è finita qui. Nel 2019 durante un convegno aveva affermato che La forza militare è un mezzo di accreditamento internazionale”. Alla faccia dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Dulcis in fundo non ama, per dirla con un eufemismo, le banche etiche. In un’audizione alla camera del dicembre 2020 rispondendo al suo collega di FDI Salvatore Deidda che le aveva chiamate “un male per l’Italia” le aveva liquidate con disprezzo: “Più sono piccole, minori sono gli affari, più le banche diventano etiche. La stessa banca si comporta in maniera etica quando si parla di un milione o due di euro; meno o affatto etica se si parla di un miliardo di euro”. In estrema sintesi: Crosetto è l’uomo perfetto se per difesa intendiamo aumento delle spese militari e un affetto particolare per l’industria bellica.

Rimanendo in casa Fratelli d’Italia fa preoccupare con Francesco Lollobrigida il cambio di denominazione del Mipaaf che diventa Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Intendiamoci, di per sé il concetto di sovranità alimentare non è sbagliato se prendiamo come punto di riferimento quello coniato da Via Campesina, movimento internazionale che riunisce milioni di contadini, lavoratori senza terra, indigeni, pastori, pescatori, braccianti migranti, piccoli e medi agricoltori, donne rurali e giovani contadini. Per Via Campesina, sovranità alimentare significa il diritto dei popoli ad un’alimentazione sana e prodotta con metodi ecologici e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli. Non c’è bisogno di specificare che il concetto di sovranità alimentare di Fratelli d’Italia è l’opposto. Basti vedere come FDI (e non solo) al Parlamento europeo in data 23 novembre 2021 abbia votato a favore della riforma della PAC (che indirizzerà le pratiche agricole nell’Unione Europea fino al 2027). Tale riforma avvantaggerà le lobby agricole responsabili di pratiche non sostenibili tra cui quelle degli allevamenti intensivi che causano il 70% delle emissioni di gas serra dell’intero comparto. Non c’è dubbio, dunque, che per questo governo sovranità alimentare significhi foraggiare e finanziare un sistema che di sostenibile ed ecologico non ha proprio nulla.

Passando alla Lega non si può non citare la nomina di Matteo Salvini come ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili. Se pensiamo che il suo partito non sa nemmeno cosa significhi transizione ecologica figuriamoci se abbia idea di come declinarla all’interno del delicato e difficoltoso tema della mobilità e delle infrastrutture. Più volte Salvini stesso si è espresso contrario al divieto di vendere auto termiche all’interno dell’Unione Europea a partire dal 2035. In un recente intervento ha detto che questo “Significa distruggere il settore dell’auto in Italia”. Se poi nel discorso inseriamo anche le infrastrutture c’è da mettersi le mani nei capelli. Tra le sue priorità, stando alle sue ultime dichiarazioni, ci sarebbe la costruzione del Ponte sullo Stretto. Bisognerebbe forse dire a Salvini che le priorità sono altre. Ad esempio, tra le tante cose, aprire una discussione su come rimettere in funzione le linee ferroviarie dismesse, sull’aumentare gli investimenti nel trasporto pubblico disincentivando la mobilità privata, sull’ampliamento delle linee ferrovie e sull’aumento di merci che transitano su rotaia (In Italia solo l’11% delle merci totali viaggia attraverso la rete ferroviaria). Tra l’altro una cosa che spaventa è che ad oggi la giurisdizione sui porti, che sono la via di accesso primaria dei migranti, resta in capo al suo ministero. Salvini che tanto ama il mare e che aveva chiesto di tornare agli Interni per occuparsene, teoricamente può continuare il lavoro che ha lasciato incompiuto e anche da qui, può ripartire lasciando morire in acqua migliaia di migranti che cercano la salvezza nel nostro paese scappando da povertà e guerre.
Ma di mare se ne intende anche la neoministra del Turismo Daniela Santanchè. Se nel concetto di mare includiamo le dorate spiagge di Forte dei Marmi. Lì, infatti, è proprietaria insieme a Briatore del rinomato stabilimento balneare Twiga. Al Twiga un gazebo in riva al mare può costare fino a 1000 euro in alta stagione. Il lido fattura 4 milioni l’anno e paga di canone soltanto 17.619 euro. I balneari, non c’era nemmeno bisogno di dirlo, sono in visibilio per la sua nomina. Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia ha detto: “Siamo felici per il conferimento dell’incarico al neoministro del Turismo Daniela Santanchè, convinti della sua importante esperienza e passione nel settore per trainare al successo che merita il comparto del turismo italiano”. Aspettiamoci dunque che continui a tutelare la lobby dei balneari e di tutti quegli imprenditori del settore turistico che pagano tasse irrisorie facendo invece incassi milionari.

Infine, vanno spese parole anche per il Ministero dell’Istruzione che si è trasformato in Ministero dell’Istruzione e del Merito. Tralasciamo il fatto che la parola istruzione non è mai stata idonea poiché il termine istruire proviene dal latino instrŭĕre e significa letteralmente “inserire” e dunque sottintende un insegnamento di tipo monodirezionale. La parola giusta da usare infatti dovrebbe essere educare, dal latino ēdūcĕre, tirar fuori (e dunque instaurando una relazione insegnante-studente volta all’ascolto reciproco). Aver aggiunto anche la parola merito aggrava ancor di più la situazione. Le porte della meritocrazia (tanto cara allo spirito liberista) nel comparto educativo e sociale del nostro paese d’ora in poi (se non lo erano completamente fino a ieri) saranno spalancate. Non è difficile immaginare che gli studenti del nostro paese saranno inquadrati in maniera sempre più marcata in un sistema che gli attribuisce un valore validandoli come individui soltanto attraverso dei numeri. La società dei consumi si rifletterà nel settore educativo consumando (letteralmente) gli studenti, facendoli diventare pedine a cui far credere che il loro valore sia collegato al peso di uno scarabocchio messo su un pezzo di carta. Come se gli individui e il sapere si possano inscatolare in un sistema del genere che non tiene conto di tutta un’altra serie di sfaccettature. Forse il Ministro Giuseppe Valditara prima di pensare al nome del ministero doveva leggersi quello che una volta disse Einstein “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido

Insomma, questo governo, più che di alto profilo (così come la stessa Prima Ministra lo aveva definito) si prospetta un governo conservatore, reazionario e nemico del clima. Prepariamoci ad una battaglia pacifica dentro e fuori le istituzioni perché quel futuro che fino a ieri era già precario oggi non esiste più. A noi giovani insieme all’Alleanza Verdi e Sinistra, il compito e la reponsabilità divenuti più che mai inderogabili, di costruire un’alternativa credibile che sia in grado di creare un progetto ecologista, femminista e solidale rappresentativo di una grossa fetta di popolazione che non ha più punti di riferimento.

Scritto da:
Luca Boccoli Coportavoce nazionale Giovani Europeisti Verdi